Sangue del mio sangue by Ruth Lillegraven

Sangue del mio sangue by Ruth Lillegraven

autore:Ruth Lillegraven [Lillegraven, Ruth]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Carbonio
pubblicato: 2022-03-18T16:24:19+00:00


32. Andreas

La lettera non aveva una conclusione. Papà si era scordato di finirla, oppure aveva cambiato idea, a volte era un po’ sbadato. Ad ogni modo non era stata terminata. La leggemmo insieme e ogni tanto ci lanciavamo degli sguardi.

Sabiya lavorava con papà e ci aveva raccontato che lei aveva tre figli, due della nostra età e un’altra più piccola, e che viveva dall’altra parte della città. Avevamo capito che a papà Sabiya piaceva, era la sua migliore amica al lavoro, e la sua voce diventava sempre strana quando parlava di lei. A volte gli brillavano persino gli occhi, proprio come quando raccontava agli altri qualcosa che avevamo fatto o detto Nikolai e io.

Avevamo incontrato Sabiya diverse volte, specialmente quando eravamo nel suo studio. Mi piaceva, era sempre di buon umore ed era facile parlarci. Lei e papà si guardavano in un modo che mi faceva venire quasi un nodo allo stomaco, come se nascondessero un grande segreto.

“Io non ce la faccio ad andare avanti” lesse Nikolai scandendo ogni sillaba.

“Non ci riesco” continuai io.

“La mia vita è come un deserto” proseguì Nikolai.

“… dove trovo l’acqua soltanto con te… Che vuol dire questo?”.

“… ti amo…”.

“… e ti ho sempre amata… Cavolo!”.

Papà scriveva che avrebbe provato a resistere, ma che non ce l’avrebbe fatta ad andare avanti per altri dieci anni così.

“Così?” esclamò Nikolai guardandomi. “Così come?”.

“Parla di mamma” risposi.

Più avanti nella lettera, papà aveva scritto che Clara stava diventando ogni giorno più fredda e manipolatrice, e lui aveva il sospetto che non fosse completamente a posto.

“Dio mio” sbottò Nikolai arrabbiato, “ma sta parlando così di mamma!”.

“Sì” risposi, “ma dopotutto dice la verità…”.

“Il mio sogno è che… noi due… e tutti i nostri figli… possiamo ritrovarci sotto lo stesso tetto” continuò Nikolai con difficoltà.

Poi restammo a fissare quella lettera, mentre la leggevamo era come se papà fosse tornato per parlare con noi, anche se sapevamo che l’aveva scritta molto prima di morire.

“Perché non la chiamiamo?” propose Nikolai. “Le possiamo chiedere se vuole incontrarci.”.

“Perché?” domandai. “E poi lei è in galera, giusto?”.

“Ah” rispose Nikolai accasciandosi, “è vero”.

Poco dopo la morte di papà, avevamo letto su internet che un’altra persona era stata fermata dalla polizia per gli stessi omicidi per cui era stato arrestato lui. Questa nuova persona era una collega dell’uomo indagato in precedenza, e capimmo che doveva trattarsi di Sabiya. Ne fummo ancora più sicuri dopo aver controllato il suo account Instagram: di solito pubblicava un sacco di foto e video, ma in quel periodo non c’era più nulla.

Ma aveva davvero ucciso qualcuno? Io non riuscivo a crederci, non più di quanto credevo che l’avesse fatto papà. C’era qualcosa che non tornava.



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